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Paese in lutto per la morte di Safa, il “Banksy” elbano

L'artista di origini turche era conosciuto per le sue opere di Street Art

Paese in lutto per la morte di Safa, il “Banksy” elbano

Capoliveri piange la scomparsa di Safa, l’artista turco di Street Art che aveva eletto l’Elba come sua seconda casa.

La notizia della sua morte, avvenuta improvvisamente nel pomeriggio di mercoledì 5 dicembre all’Ospedale di Livorno, dove l’artista si trovava ricoverato, è stata data via social dal sindaco, Ruggero Barbetti.

“Safa era uno di noi. La sua assenza si farà sentire”, ha scritto in un post, “Capoliveri perde un amico e un’altra emblematica figura che ha caratterizzato e arricchito i nostri luoghi e il nostro tempo”.

Nato a Istanbul nel gennaio del 1934, Behçet Safa, nipote dello scrittore e giornalista turco Peyami Safa, era un artista che abbatteva le frontiere e spostava i confini. Nella sua lunga e notevole carriera internazionale ha girato il mondo con le sue opere, esponendo a Parigi, Vienna, Roma, Spoleto, Stoccolma, Monaco di Baviera, Ginevra, Kloten, solo per citare alcuni luoghi. Come scenografo d’eccezione collaborò per progetti cinematografici. Nel 1989, ad Ankara, fu nominato “Artista dell’anno”.

Alla fine degli anni ’60, la scelta di trasferirsi all’isola d’Elba e di aprire un suo studio permanente a Capoliveri, paese diventato la “tela” privilegiata della sua Street Art.

Qui, come scrive Angela Galli, artista capoliverese, aveva la possibilità di dare sfogo, in ogni sua forma, alla sua arte eclettica e contemporanea, miscellanea forte e originale di stili e sistemi culturali, spesso strumento diretto di denuncia sociale e politica.

Tanti i messaggi di cordoglio che stanno circolando in questi giorni sui social, tra questi anche quello di Luca Carboni (altro artista che ha fatto di Capoliveri il suo buen retiro): sul suo profilo Twitter, il cantante ha pubblicato la foto di una delle opere del “Banksy” elbano, quella della porta d’ingresso del suo atelier con su scritto, provocatoriamente, “Chiuso (per motivi di inutilità)”.

Silvia Leone